L'arrivo dei re magi

Federico Mistral
(da "Memorie e racconti", trad. di A. Fabietti, Morreale, Milano)

- Domani è la festa dei Re Magi: se volete vederli arrivare, andate subito ad incontrarli, e portate loro qualche regalo.
Ecco quel che ai nostri tempi ci dicevano le nostre mamme il giorno prima della Befana.
E via, allora! Tutta la marmaglia minuscola, tutti i ragazzi del villaggio, partivano pieni d'entusiasmo per andare incontro ai Re Magi, che avrebbero dovuto venire a Maiano con paggi e cammelli e tutto il loro seguito, per adorare il Bambino Gesù.
- Dove andate, piccini?
- Andiamo incontro ai Re Magi.
Tutti insieme, in branco, mocciosi scarruffati e fanciullette bionde, in cuffia e zoccoletti, ci mettevamo in cammino per la strada di Arles. Il cuore pronto a trasalire di gioia, gli occhi pieni di visioni, portavamo in mano piccole torte per i Re, fichi secchi per i paggi, manciate di fieno per i cammelli.
Soffiava la tramontana: faceva un freddo del diavolo. Il sole scendeva pallido, scialbo, verso il Rodano. I ruscelli erano gelati. L'erba delle prode scricchiolava. I salici colle rame spogliate rosseggiavano. I pettirossi, i trogloditi saltellavano, svolazzavano senza paura, da un ramo all'altro. Non si vedeva anima viva pei campi, solo qualche donnetta che equilibrava sulla testa il grembiule ripieno di legna secca, o qualche vecchio cencioso che cercava le lumache ai piedi di una siepe morta.
- Dove andate a quest'ora piccini?
- Andiamo incontro ai Re Magi.
E con la testa eretta fieri come tanti galletti, ridendo e cantando, correndo a piè zoppo o a sdruccioloni, andavamo sempre avanti sulla strada biancastra spazzata dal vento.
Poi il giorno declinava. Il campanile di Maiano scompariva dietro i gran cipressi neri, puntuti; e la campagna vasta e brulla si apriva a perdita d'occhio.... Figgevamo lontano, più lontano possibile i nostri sguardi, ma inutilmente! Niente appariva ai nostri occhi, all'infuori di qualche groviglio di sterpi sollevato dalla forza del vento nelle stoppie. Tutto era triste, sconsolato e muto.
Tuttavia s'incontrava di quando in quando un pastore intabarrato di ritorno dal pascolo con le sue pecore.
- Ma dove ve ne andate, ragazzi, così tardi?
- Andiamo incontro ai Re Magi... Non potreste dirci se sono ancora molto lontani?
- Ah, sicuro! I Re Magi? E' vero... Sono laggiù che vengono; fra poco li vedrete.
E pieni di nuova lena, via, ancora di corsa coi nostri dolciumi, le torte e le manciate di fieno pei cammelli.
Poi il giorno moriva. Il sole, nascosto da una nuvola enorme, a poco a poco si spegneva. Il chiacchierio garrulo si chetava un poco: il vento si faceva più diaccio e anche i più coraggiosi di noi camminavano più quieti.
Tutto a un tratto  qualcuno gridava:
- Eccoli!
Un grido di gioia folle usciva da ogni bocca... e la magnificenza della pompa regale abbagliava i nostri occhi. Un flotto, un trionfo di colori splendidi, fastosi, infiammava come un immane riverbero di brace, il cielo d'occidente; grandi lembi di porpora rosseggiavano, e una mezza corona d'oro e di rubini, proiettante un fascio di raggi nel cielo, illuminava l'orizzonte.
- I Re! I Re Magi! Quella è la corona! Non vedete i loro manti, il loro seguito e i cammelli che vengono verso di noi?
Ristavamo sbalorditi... Ma di lì a poco tutto quello splendore tutta quella gloria di luce e di oro, ultimo saluto del sole occiduo, si fondeva, si spegneva a poco a poco tra le nubi; e, umiliati, a bocca aperta, nella campagna già in ombra, ci ritrovavamo soli.
- Per dove sono passati i Re?
- Dietro la montagna.
S'udiva il lamento del barbagianni. La paura ci assaliva, e nell'ultima luce crepuscolare riprendevamo la strada del ritorno tutti umiliati, rosicchiando le focaccine e i fichi secchi che avevamo inutilmente portato pei Re Magi.
Una volta a casa, le nostre madri ci chiedevano:
- E così, li avete visti?
- No, sono passati di là, dall'altra parte della montagna.
- Ma che strada avete preso?
- Quella di Arles.
- Ah! miei cari agnellini! I Re Magi non fanno la strada di Arles: dall'oriente vengono, invece. Sicuro, bisognava prendere la vecchia via romana... Ah, che peccato! Aveste veduto come era bello quando il corteo è entrato a Maiano! I tamburi, le trombe, i cammelli: che baccano e che confusione. Dio mio!... In questo momento sono in chiesa per l'adorazione. Dopo cena andate a vederli...
Si cenava in fretta e furia, - io ero dalla mia nonna - poi si correva in chiesa... E nella chiesa, piena zeppa come un uovo, l'organo, accompagnando il canto di tutto il popolo, tentava le prime note gravi, e poi dispiegava, solenne, il canto di Natale.

Stamattina ho incontrato il corteo
di tre gran Re in viaggio.
Stamattina ho incontrato il corteo
di tre gran Re sulla via maestra

Entusiasmati, noialtri, insinuandoci tra le gonnelle delle donne riuscivamo a raggiungere la cappella della Natività dove, sospesa sull'altare, c'era la Stella, C'erano anche i Re Magi in manto rosso, giallo e azzurro, che si prostravano dinanzi al Bambino Gesù: il re Gaspare con la sua cassetta d'oro, il re Melchiorre col suo  incenso e il Baldassarre col suo vaso di mirra! E ammiravamo i paggi graziosi che sostenevano il lungo strascico dei mantelli regali; e il cammello gibboso che inarcava il collo al di sopra dell'asino e del bue; la Santa Vergine e San Giuseppe; poi, attorno, sur una montagnola di carta dipinta, pastori e pastore che portavano focacce, panieri d'uova e pannilini; il mugnaio, carico di un sacco di farina; la vecchietta che filava; un omino che ammirava stupefatto; l'arrotino ambulante che arrotava; l'oste che apriva meravigliato la sua finestra; insomma, per farla breve, tutte le figurine che, di solito, si ammirano nel Presepio.
Ma il Re Moro era quello che più attraeva i nostri sguardi.
Più volte, da allora, m'è accaduto d'andare, per la Befana, a passeggiare per la strada di Arles, nell'ora del tramonto; i pettirossi e i trogloditi svolazzavano ancora lungo le siepi di spino.
Sempre vedo qualche povero vecchio che cerca come un tempo le lumache tra l'erba, e sempre il barbagianni si lamenta; ma tra le nubi del tramonto non vedo più nè la gloria, nè la corona dei vecchi Re...
- Per dove sono passati?
- Dietro la montagna.
Ohimè! malinconia, tristezza delle cose vedute, una volta, nell'infanzia. Per grande e bello che sia il noto paesaggio, quando vogliamo rivederlo, quando vogliamo ritornarvi, sempre qualcuno e qualche cosa vi manca!

Oh! verso la piana di grano
lasciatemi perdere co' miei pensieri,
tra le messi fiammeggianti di rosolacci,
dove, fanciullo, amavo solo inoltrarmi!
Qualcuno mi cerca,
recitando la sua Avemaria,
e io seguo intanto le allodole
che cantano, lassù, nell'azzurro radioso...
Ah! povera mamma mia,
io non ti udirò più,
più non udirò il tuo richiamo!

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