L'ULTIMA FATA
Giorgio Sand
(da "Opere scelte", Hoepli, Milano)
Ier l'altro incontrai una buona fata che correva, correva nonostante l'età avanzata. - Avete una gran fretta di lasciarci ? - Le chiesi. - Oh, non parlarmene, rispose. Da qualche centinaio d'anni ho visitato il vostro piccolo mondo; com'è cambiato! davvero io non ci capisco più nulla. Offro la bellezza alle fanciulle, il coraggio ai giovani, la saggezza ai vecchi, la salute ai malati, insomma tutto quello che una fata ; benefica può offrire alle genti; e tutti rifiutano. - Avete dell'oro, dell'argento? mi chiedono; noi non desideriamo altro. - Ebbene, io me ne vo in fretta perchè temo che anche le rose di macchia m'abbiano a chiedere vezzi di brillanti, e le farfalle abbiano la pretesa di trottare in carrozza sui prati... - Oh, no no, buona Signora! - dissero sorridenddo le piccole rose, che avevano ascoltato i lamenti della fata; - noi abbiamo delle gocciole di rugiada sulle nostre foglie, e questo ci basta. - E noi, - dissero folleggiando le farfalle, - siamo contente dell'oro e dell'argento che è sulle nostre ali. - Ecco le sole creature ragionevoli che io lascio su questa terra! - esclamò la fata rapidamente allontanandosi.
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