LEGGENDE

versione Italiana versione Inglese

ITALIANO

La leggenda del Biancospino

Peleo Bacci

La zì Veronica, buon'anima, traendo un sospiro lungo ad ogni prillata di fuso per ripigliare il fiato fatto corto dall'asma,e biascicando certi gavòccioli di stoppa che mano mano incontrava filando e che servivano a mantenerle le labbra cascanti, raccontava la leggenda del biancospino.
Intorno intorno, fiorivano la veglia autunnale occhi splendidi di bambini e di bambine, tutti intenti ad ascoltare la vecchia, senza che un'ombra di sonno vagasse per quelle pupille fisse e luminose.
Ecco come raccontava la vecchia: - Sono anni domini, da quel giorno, chi sa quanti, poverini, che una pastora per nome Fiorella si trovava su in vetta al poggio di Ginestradoro, a badare le pecore. Era di verno e fischiava un vento e un sinibbio che pareva volesse svelgere i castagni di netto: le pecore sbrancate giù per la valle non badavano più né a fischi, né a sassate; e Fiorella a correre di qua e di là alla matta per tentare di rimettere in branco que' demoni, gridando con quanto n'aveva nella strozza:
- Tecci qua, mora, tecci qua ! - Ma era come urlare al deserto.

Intanto a Suturanana cominciarono a suonare le campane a morto: don… don… donn…; il vento portava a onde il suono di lontano, che a sentirlo metteva uno struggimento e faceva venire una voglia di piangere che nulla più.
A quel suono Fiorella parve tòcca dal fulmine. Restò lì come se fosse mentecatta; il vincastro le scivolò di mano, e cominciò a batter gli occhi fitti fitti e poi giù lucciconi e piangi pure senza potersi trattenere. Piangi, piangi, e le campane seguitavano sempre a rintoccare a morto: don… donn… don… donn…; e il vento a sbatacchiare i rami e a urlare di più, giù per la vallata, con una romba cupa che pareva, Dio ci salvi, il giorno del castigo.
Povera Fiorella, le era morta la mamma !
- Tutta la notte l'aveva vegliata, l'aveva chiamata : - Mamma, mamma, mamma, perché non mi rispondete, perché non mi badate più?… - Ma lei, sì, non sentiva, poverina; era già ita in paradiso.
- Via, Fiorella - le avevan detto le genti di casa - vattene da questa camera, ti fa male… porta le pecore al bosco, così tu ti svaghi. - E Fiorella, poverina, aveva ubbidito. Con un rosìcchiolo di pane ci stette tutto il giorno lassù, in vetta al poggio di Ginestradoro; ma tanto il pensiero l'aveva a quel capezzale, dove c'era la su' povera mamma morta. Povera Fiorella! Ogni tanto alzava gli occhi, e vedeva le pecore sparse e allora ritornava in se stessa e si dava daffare, e urlava a riordinare il branco sparso per que' prunai e per quegli sterpeti, dove il ghiaccio e la neve non avevan lasciato un filo d'erba; ma poi, sì, quel pensiero, e quella nottata, e quel borbottìo del rosario intorno al letto…

E la zi' Veronica, traendo un sospiro più lungo del solito, lasciò che il fuso finisse di prillare da sé e inumiditesi con la saliva le punte delle dita seguitò:
- Orale campane dicevano che la mamma di Fiorella veniva portata al camposanto, Figurarsela, la poverina, se ora gli occhi le erano diventati du' fontane davvero ! Don… donn… don… donn… e lei piangi e piangi pure, e chiama: - Mamma, mamma, perché non mi rispondete ? Mamma… mamma…
Quando a un tratto le parve di sentire dietro di sé una voce che le disse:
- Di che piangi Fiorella ?
- M'è morta la mamma - rispose Fiorella, abbagliata da quella apparizione, - e ora la portano via, né io non la vedrò mai più, la mi' povera mamma. Anche di verno è morta, e sulla su' bara non ci ho potuto mandare nemmeno una ghirlanda di fiori. - E non aveva ancora finito di dire che giù di nuovo a piangere e a urlare alla disperata: - Nemmeno un fiore! Nemmeno un fiore !

Ma quella bella dama, che era proprio la Madonna, la baciò sulla fronte e le disse: - Non piangere più ! benedetti i figli che ameranno i loro genitori: per essi, anche nel cuore del verno gli spini fioriranno , e il loro fiore sarà bianco come la lana degli agnelli !
E Fiorella vide sparire in una gran luce la Madonna: guardandosi intorno, vide i ciuffi di lana, che le pecore sparse avevano lasciata tra gli sterpi e i prunai, e coprire i rami come una nevicata.
Quel fiore si chiama biancospino, vale a dire nato tra mezzo agli aculei del duolo; esso è il primo a profumare le nostre balze montane, e le pecoraie, vedendolo, pensano a Fiorella, e sospirano!…

 

Menù dell'Argomento: LEGGENDE

Inizio UnFrame

Inizio con Frames Home Scarica il testo

STAMPA ORA