LEGGENDE

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LA LEGGENDA DEI RE MAGI

Ranieri Allulli

(da "Marco Polo", Paravia, Torino)

- Quando Cristo nacque e gli angeli ne ebbero dato annuncio ai popoli più lontani della terra, questi re, che avevano nome Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, mossero dalle loro città recando offerte per il misterioso fanciullo.
Un angelo aveva detto loro: "Ponetevi in cammino a rendere omaggio al nuovo nato che è il Re dei re. Una stella vi segnerà la strada".
I Re Magi ubbidirono senza indugio. Siccome ignoravano se il neonato fosse di natura terrena oppure divina, decisero di portare quale oro, quale incenso e quale mirra. Se egli era uomo avrebbe senz'altro mostrato di gradire l'offerta dell'oro se invece era Iddio, oppure di sostanza eternale, avrebbe preso incenso o mirra.
E così, accordatisi per tal maniera, si misero in cammino verso l'occidente, diretti a Betlemme, avendo a guida una misteriosa stella cometa di bellissimo splendore. Cammina, cammina, una sera la stella che li guidava si fermò, ravvivando ancor più il suo fulgore, sopra una rozza capanna, da cui venivano canti di pastori e dolci nenie di umili donne.
I Tre Re ne ristettero stupiti, non volendo prestar fede ai loro occhi.
- E' mai possibile, - disse il re Gaspare, - che il Re dei re, profetato dai veggenti e annunziato dagli angeli, possa ritrovarsi in una miserabile capanna di pastori?
Eppure, - obiettò Baldassarre, - la stella s'è fermata proprio sulla capanna e noi, senza la sua scorta, non sapremmo verso dove proseguire.
- E allora. - disse il re Melchiorre, - entriamo e rendiamoci conto di quel che accade nella capanna.
Nel modesto abituro, poggiato a una mangiatoia ricolma di fieno, fra un bue e un asino, i tre videro giacere il più bel fanciullo che loro fosse mai toccato di ammirare.
Il bambinello, come li vide entrare, dischiuse le labbra a un dolce sorriso e tosto, dalle regioni dell'aria si udì un coro di voci celeste di tale soavità e grazia che avrebbero intenerito anche un cuore di pietra.
Angeli invisibili cantavano. "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buon volere".
Allora quei savi Magi compresero di essere veramente giunti al cospetto del Re dei re. E, postisi in ginocchio, fecero ognuno la propria offerta. Il bambinello, che non contava più di tredici giorni giorni, sorrise ancora e prese tutto: e cioè l'oro e l'incenso ela mirra, come a indicare che egli era al tempo stesso uomo e Dio. Quindi donò loro un bossolo chiuso e stese le mani a benedirli.
Quando i tre Re si riposero in cammino, dopo aver cavalcato alquante giornate verso i loro reami di Persia, una grande curiosità li prese di vedere che mai contenesse quel bossolo chiuso.
- Che mai vi sarà dentro, ché esso è di sì gran peso? - disse Baldassarre che ne era depositario.
- Mah! - rispose Melchiorre.
- Mah! - fece eco Gaspare.
E poiché tutti e tre si struggevano dal desiderio di vedere, decisero senz'altro di aprire il bossolo misterioso.
Ma quale fu la meraviglia loro allorché, invece del ricco dono che si aspettavano di trovarvi, constatarono che il bossolo, portato sino a quel punto con tanta cura, conteneva solo una vilissima pietra.
- Una pietra! - fece Baldassarre.
- Una pietra! esclamarono gli altri due.
- E che mai vorrà dire? - chiese Gaspare.
- decisamente quel bambino avrà voluto prendersi giuoco di noi, - concluse Melchiorre. E tolta la pietra di mano a Baldassarre, che la stava considerando, la gettò nel pozzo, presso cui erano seduti.
Ma la pietra non aveva ancora toccato il pelo dell'acqua, non ancora il tonfo sordo della sua caduta era giunto all'orecchio dei tre Re, che tosto, con la rapidità del lampo, un fuoco ardente scese dal cielo e s'avventò nel pozzo ov'era stata gittata la pietra.
I tre Re Magi, allibiti, si guardarono in faccia, pentiti di quanto avevano fatto, poiché la fiamma aveva improvvisamente illuminato le loro menti. Compresero allora che quella pietra voleva dire che essi dovevano star saldi nella fede, appunto com'è salda la pietra, e pentiti dell'errore e in memoria di tanta meraviglia scesero nel pozzo a prendere un poco di quel fuoco. Quando l'ebbero, si rimisero in viaggio e lo portarono alle loro contrade, ove lo posero in una chiesa fatta costruire con ogni magnificenza, perché fosse degna di contenere quel fuoco miracoloso che ivi arde in perpetuo.


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