Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Fedele Romani
(Dal "Corriere dei Piccoli")
Pochi anni fa, in un paesello nascosto fra
i monti, un signore, dopo di aver cacciato tutto il giorno, tornò a casa con un
piccolo lupacchiotto, che gli era stato regalato da un contadino suo conoscente.
Il lupacchiotto era mansueto e scherzoso come un cagnolino. A tutte le persone
della famiglia non pareva vero di poter osservare e studiare impunemente, cos'
da vicino, un lupo; anzi, quando lo accarezzavano e lisciavano, ed esso, tutto
contento, faceva il fiato grosso vibrando rapidamente la lingua, non potevano
quasi credere ai loro occhi e alle loro mani, e pensavano: - Ma è davvero un
lupo? Bisogna proprio ritenere che il demonio non è così brutto come si
dipinge.
La più piccola tra le figliuole del signore, una bella bambina di dodici anni,
volle mettere un elegante collarino rosa al piccolo animale, che ne parve molto
soddisfatto. I cani sul principio, al vedere quel loro selvaggio confratello,
non ostante che fosse così tutto rimbellito e azzimato, annusavano sospettosi e
abbaiavano; ma poi finirono col perdere anch'essi ogni diffidenza, e si
famigliarizzarono del tutto con l'antico parente. Il quale pareva che mettesse
tutta la buona volontà e il suo studio a far dimenticare la sua natura
sanguinario e a sembrare un vero e proprio cane. Solo un difetto non potè mai
togliersi: non sapeva o non voleva tener dietro a chi lo conduceva legato a
catenella.
Non andava mai nella stessa direzione della sua guida: volgeva ora di qua ora di
là, come pareva e piaceva a lui, e, vedendosi contrariato, piantava i piedi e
le unghie a terra con tutta la sua forza. Ma di questo difetto il padrone non
fece mai gran caso, e diceva che, con un mese o due di costanza, di prove e di
sforzi, egli sarebbe riuscito a vincerlo. E nei crocchi degli amici usava
ripetere spesso: - Il lupo, il lupo è più il terrore del nome che altro;
prendete un lupo fin dall'infanzia, come ho fatto io: toglietelo ai dirupi e ai
boschi, fatelo vivere vicino all'uomo; e dov'è il lupo? Avrete un animale
veramente tranquillo e mansueto. E questo che io dico del lupo, chi sa di quanti
altri animali si potrebbe dire, i quali ora son creduti di loro natura
indomabili e feroci!
Passò così qualche mese, e il piccolo lupo gentile dal collarino rosa cresceva
e prosperava, quand'ecco, un bel giorno, esso scomparve: quella nuova delizia
della famiglia non si sapeva dove si fosse annidata. Furono messi a rumore tutta
la casa, tutto il villaggio e i campi e gli orti vicini; ma il lupo non si
trovava. Dove sarà mai andato a finire? Dopo molte inutili ricerche ci fu chi
affacciò il dubbio che i cani dei cacciatori se lo fossero mangiato.
Quest'opinione finì col prevalere, e il padrone non faceva oramai più conto di
ritrovare il suo caro lupo. Invece, la bestia, dopo cinque o sei giorni,
all'improvviso riapparve, ma non aveva l'aria domestica e bonaria di prima. Era
tutto pieno di lappole, arruffato, spelacchiato, selvatico, e non portava più
al collo il nastro rosa. Nè si diede a far le solite feste al signore, ma corse
difilato a rannicchiarsi, a raggrupparsi sotto un tavolino: pareva che avesse
vergogna di farsi vedere. Il padrone, meravigliato dell'arrivo improvviso, si
curvò verso di lui a rimproverarlo con asprezza affettuosa: - Dove sei stato?
Eh, pezzo di brigante, cos'hai fatto tutto questo tempo? Perché non sei più
tornato? - Il lupo, così accovacciato come se ne stava, guardava fisso con gli
occhi lucenti. A un tratto raggrinzò in atto feroce il labbro superiore, cosa
che non aveva mai fatto, scoperse le zanne e cominciò a ringhiare sordamente.
Il padrone, che da buon cacciatore, conosceva il vero significato di certi versi
lupeschi, sentì ghiacciarsi il sangue; e, senza perder tempo, corse ad
afferrare il fucile e con un colpo a bruciapelo stese morta la fiera là dov'era
rannicchiata, prima che gli si scagliasse al collo, come certo aveva intenzione
di fare.
L'amico lupo in quei giorni di assenza aveva avuto occasione di vedere altri
lupi, e, parlando con essi del più e del meno, era riuscito a raccogliere
numerose informazioni e notizie sulla propria natura e sulle gesta dei fratelli
e dei padri suoi, e, infiammato da quei discorsi, aveva fatto proponimento di
compiere, tornato a casa, qualche grande impresa onorata, degna della propria
stirpe, struggendosi di cancellar presto dalla sua vita quella turpe macchia
d'essere stato considerato per tanto tempo alla pari di un cane.
Si strappò coi denti e con le unghie il collarino rosa, emblema della sua
schiavitù;e, dopo di aver esercitato le sue forze contro le volpi e altri
animali più piccoli di lui, via verso casa, tutto arruffato e malvagio come
l'abbiamo visto arrivare.
Dopo quel fatto, il signore non disse più nei crocchi dei suoi amici: - il
lupo, il lupo! è più il terrore del nome che altro... -
Ma, o non parlava di quest'argomento, o , se ne parlava, finiva col dire: - il
lupo, fate e dite quel che volete, ma non potrà mai essere altro che lupo
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