Il dolore di un padre per la morte del figlio
Giosuč Carducci
(da "Memorie della vita di G. Carducci", di G. Chiarini, Barbera,
Firenze)
E cosė mi morė. Mi morė a tre anni e quattro mesi; ed
era bello e grande e grosso, che pareva pe l'etā sua un miracolo. Ed era buono
e forte ed amoroso come pochi. Come amava la sua mamma, e che cose le diceva ! E
diceva: - Salute, o Satana, o ribellione - con tutta la sua gran voce,
picchiando la manina sulla tavola, o il piede in terra. E io aveva avvicchiato
intorno a quel bambino tutte le mie gioie, tutte le mie speranza, tutto il mio
avvenire ! Tutto quello che mi era rimasto di buono nell'animo lo aveva deposto
su quella testina.
Quando mi veniva innanzi, era come se si levasse il sole nell'anima, quando
posavo la mano su quella testa, scordavo ogni cosa trista, e l'odio e il male,
mi sentivo allargare il cuore, mi sentivo buono. Povero il mio bambino e povero
me: come vuol essere tristo quest'altro pezzo di vita che io mi era avvezzato a
considerare come tutta data a lui e da lui rasserenata e confortata. Mi pareva
che dovessimo camminare insieme, io a insegnargli la strada, lui a sorreggermi finche
io mi riposassi ed ei seguitasse pių sicuro e meno triste di me. Lo
voleva crescere libero, forte, modesto; e l'indole sua mi prometteva certo che
sarebbe. Avrebbe, a un mio mancare sostenuto la madre sua e le sorelle; si
sarebbe ricordato di me, e avrebbe mantenuto onorato il mio nome. E ora tutto
quello che stato č stato, e non č pių vero nulla.
E' inutile che ti provi a consolarmi. I primi giorni ho pianto e ruggito in
silenzio meco stesso. Ora mi sono messo a studiare. Il tempo rimarginerā un
poco la cicatrice; ma sanarla non mai. Consolazione non c'č n'č pių per me.
Quando s'ha un'anima come la mia e un bambino come il mio, e si perde quel
bambino in quel modo, non ci si consola, no, no. Ora poi odio anche la Natura.
No: io odio tutto quel che č male, e la morte dei figliuoli č un male. E penso
a te e al tuo figliuolo che si chiama come il mio. Guardaci, caro amico: e non
ti minacci nč pur da lontano l'ombra di quel che č avvenuto a me.
|