ITALIANO

STORIA DEL

FRIULI VENEZIA GIULIA

Le terre di queste regioni erano nei tempi antichissimi, coperte dell’Adriatico, che arrivava fino ai monti, da cui emergevano  solo le più alte cime. Le fiamme dei vulcani si riflettevano nelle acque che pian piano si ritirarono, lasciando  segni del loro passato nei numerosi fossili.
I primi abitanti di queste terre furono gli Euganei; la leggenda narra che i principali troiani, Antenore e Tergeste (che avrebbe dato il nome a Trieste), dopo un lungo vagabondare, venissero ad occupare queste belle sponde.
Poi giunsero i Veneti, che si fusero con loro, formando un unico popolo.
Di essi rimangono tracce nei "castellieri", villaggi fortificati da triplice cerchia di mura con un perimetro persino di due o più chilometri. Queste mura sono formate da enormi massi, hanno uno spessore di cinque metri e sono alte fino a dieci!
Se ne trovano molti sul Carso e in Istria.
Questi popoli seppero difendersi dagli Istri e dai Viburni, che provenivano dalla Dalmazia. Avevano già avviato scambi commerciali coi popoli del Nord d’Europa, dai quali ricevevano preziose merci; la via che traversa il Passo di Monte Croce si chiamò per secoli "la via dell’ombra".
Questa civiltà fiorì fino al quarto secolo avanti Cristo.
Poi giunsero popolazioni germaniche: i Celti o Carni, che dopo lotte sanguinose si fusero con la popolazione.
Due secoli dopo, ecco le legioni romane.
Roma possedeva già il Veneto, ed era molestata dalle incursioni degli Istri dal mare e dai Carni dai monti.
Nel 181 a.C. fondò contro di essi la fortezza di Aquilea, con tremila soldati-coloni, che in breve la trasformarono in una stupenda città.
Poi cercò d’avanzare, fieramente contrastata da quelle popolazioni, che inflissero al Console Stradone una terribile sconfitta a Tergeste.
Ma i Romani rinnovarono continuamente gli assalti finché riuscirono a raggiungere il loro scopo. Ben presto Friuli e Venezia Giulia divennero parte della Decima Regione Italica.
Per difenderla, fu costruito un Vallo si cento chilometri, da Fiume alla foresta di Tarnova; furono aperte strade, come la Flavia e la Postumia.


La civiltà latina e ben presto cristiana, s’irradiò splendidamente da questa zona di confine, che conobbe secoli di gloria.
Ma giunsero i barbari, a ondate successive.
Gli Unni, guidati da Attila, distrussero Aquilea prima che Papa Leone I riuscisse a fermarli.
La dominazione barbarica più lunga fu quella dei Longobardi, che misero a capo del loro primo ducato Cividale.
Ai Longobardi successero i Franchi, che crearono la Marca del Friuli; cominciarono allora a dominare i Patriarchi, cioè i Vescovi-Principi. Il più importante fu quello di Grado.
Tra i Duchi del Friuli ricorderemo solo Berengario, che cinse per breve tempo la corona di Re d’Italia.
Nella gran confusione di nobili italici, di Conti tedeschi, di liberi Comuni che tentavano d’affermarsi, a mano a mano s’imposero la potenza di Venezia, che nel secolo XIV riuscì ad ottenere la costa istriana ad il Friuli, mentre nell’interno dell’Istria s’affermava la potenza austriaca.
Sotto la Serenissima Repubblica di Venezia, quelle popolazioni trascorsero secoli di benessere.
Ma quando cominciò il martirio del dominio straniero: Francesi, Slavi, Austriaci…
Da allora in poi, la storia del Friuli e della Venezia Giulia si confuse con quella d’Italia.
Le due gloriose regioni riuscirono ad unirsi alla madre Patria solo dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1918.
Lunga era stata la strada verso l’indipendenza, perché queste terre, aperte da valichi naturali, ma specialmente da quelli estremamente facili della Venezia Giulia, in ogni direzione, avevano sempre rappresentato un invito irresistibile per gli stranieri.
La frontiera orientale delle Tre Venezie fu, in ogni tempo, la grande porta aperta alle invasioni.
Questo infatti il punto d’incontro di tre grandi famiglie di popoli: quella latina, quella slava e quella germanica.
Ma, meraviglioso a dirsi, al strada valicata dagli uomini non fu valicata dalle razze e dalle lingue.
Qui lo spirito latino ha resistito ed ha prevalso.
Ora in queste regioni che hanno una speciale autonomia regionale, la vita pulsa di nuovo intensa, sempre più degna delle antiche glorie.

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