Nello stemma di Fabriano, campeggia un fabbro che batte il ferro
sull'incudine.
Questo fabbro aveva la sua fucina sotto un ponte, presso un largo spiazzo sul
greto del fiume, tra il quartiere di Poggio e quello di Castelvecchio.
Tutti, prima o poi, avevano bisogno di lui.
Tra i suoi clienti c'erano due fratelli che si odiavano a morte, tanto da vivere
lontani tra loro il più possibile:l'uno a Poggio, l'altro a Castelvecchio.
Quando dovevano andare dal fabbro, evitavano di incontrarsi. Ma la curiosità
era più forte del rancore:
- Che cosa dice di me mio fratello? - chiedeva il primo.
- Molto bene, messere! - rispondeva il bravo fabbro.
- Vi ha parlato di me, quel briccone? - chiede l'altro.
- Altroché! e molto bene - assicurava l'operaio.
Ma un brutto giorno i due fratelli si incontrarono
sul ponte e subito litigarono; se ne dissero tante che finirono per sfidarsi a
duello.
Si trovarono di fronte sul greto del fiume. Da lontano, la gente stava a
guardare.
Richiamato dal brusio della folla e dal cozzo delle lame, il fabbro accorse:
- Che fate, messeri! - gridò. -
Per l'amor di Dio! Ricordatevi che siete fratelli!
I due forsennati rimasero interdetti.
- Perché mai dobbiamo ucciderci? - gridò infine uno di essi.
- Che ragione c'è, infine, perché continuiamo ad odiarci così? - soggiunse
l'altro.
E colti da un'improvvisa commozione i due lasciarono cadere le armi e si
abbracciarono.
In memoria di quella riconciliazione, gli abitanti di Fabriano scelsero la
figura del buon fabbro per decorare lo stemma della loro città, stemma che è
anche quello odierno.
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