Gli scavi hanno dimostrato che la Toscana era già
popolata di villaggi all'età del bronzo e del ferro.
Nelle tombe villanoviane, così chiamate dalla prima scoperta Villanovana (nel
Bolognese), gli archeologi hanno trovato elmi e scudi che provano come gli
abitanti fossero già molto civili duemila anni a.C.
Proprio in quei luoghi sorse più tardi una nuova civiltà, fastosa e per noi
ancor piena di misteri: la civiltà etrusca. Studiando le testimonianze lasciata
da questo popolo, possiamo capire quale altissimo grado di evoluzione avesse
raggiunto: gli Etruschi amavano l'arte, erano intraprendenti, industriosi, e
improntavano la loro vita a un ideale di saggezza e di serenità.
Ancor oggi non si è potuto stabilire con sicurezza l'origine di questo popolo.
Sembra che gli Etruschi fossero di razza asiatica, ma si ignora come siano
entrati in Italia: forse dalle Alpi, ma più probabilmente per mare, dall'Asia
Minore. Si fa risalire, comunque, l'immigrazione degli Etruschi all'undicesimo
secolo prima di Cristo.
Dai Greci furono chiamati Tirreni.
Essi dettero all'Italia la prima grande civiltà, dal secolo VII al IV a.C. La
interpretazione della loro lingua è ancora incerta, anche se l'alfabeto è
stato decifrato.
Sono celebri i lavori di incisione in bronzo e in alabastro, i meravigliosi
oggetti d'oreficeria, i dipinti tombali a vivaci colori riportati alla luca.
Gli Etruschi estesero il loro dominio all'isola d'Elba, alla Corsica,
all'Emilia, alla Campania; fondarono molte città, quasi sempre cinte da
fortificazioni: Volterra, Chiusi, Arezzo, Fiesole, Tarquinia, Nocera. Queste
città erano alleate fra loro e ciascuno governata da un Lucumone, magistrato
che restava in carica un solo anno. La decadenza degli Etruschi cominciò quando
i Galli calarono dal nord e i Greci occuparono la Corsica. Ma il colpo
definitivo all'impero etrusco fu dato a Roma, che, dopo aver conquistato il
Lazio, sottomise ad una ad una le città alleate.
Col passare degli anni, tuttavia, i Romani furono conquistati da quella
superiore civiltà e le due popolazioni si fusero.
Alla caduta dell'Impero romano, i barbari ridussero alla rovina la Toscana: dove
fiorivano ricche città, dilagò la palude e regnò la malaria.
Poi, a poco a poco, i barbari invasori furono soggiogati dalla fede dei vinti e,
diventando cristiani, resero più tollerabile il loro dominio.
Sotto il dominio dei Longobardi, la Toscana si divise in Ducati,
e i Franchi, scesi in Italia e scacciati i Longobardi, vi costruirono un
Marchesato.
Verso il Mille, nella regione dominava la contessa Matilde di Canossa, della
quale si ricorda che riuscì a portare pace fra il Papa e l'Imperatore.
Seguì l'età dei liberi Comuni, caratterizzata da un nuovo impulso alla vita
artigiana e dal diffondersi della cultura e dell'arte.
Le rivalità fra i Comuni furono però causa di continue lotte: i Guelfi,
favorevoli al Papa, e i Ghibellini, devoti all'Imperatore, insanguinarono le
belle città toscane.
Da queste lotte, che spesso avvenivano tra cittadini di uno stesso Comune,
emersero alcune famiglie particolarmente potenti, che, dopo aver sconfitto gli
avversari, posero fine alla libertà dei Comuni e instaurarono una forma di
governo autoritario.
Fra tutte le Signorie della Toscana prevalse quella dei Medici di Firenze, una
famiglia di ricchi banchieri che diede alla città prosperità e importanza
politica mai raggiunta prima. L'esponente maggiore della famiglia Medici fu
Lorenzo, detto il Magnifico, generoso mercante, amante delle arti e poeta
egli stesso. L'opera politica da lui svolta fu importantissima, in quanto seppe
portare la pace in Italia e mantenerla fino alla sua morte.
Fu detto "l'ago della bilancia italiana", per la sua abilità
nell'assicurare uno stabile equilibrio tra i potenti d'Italia.
Dai Medici, la Toscana passò ai Lorena, il cui saggio governo durò fino al
1859, quando Leopoldo di Lorena abbandonò la Toscana con tutti gli onori. Dopo
un anno di governo del patriota Bettino Ricasoli, la Toscana, con un plebiscito,
si unì al Piemonte e nel 1861 entrò a far parte del Regno d'Italia.
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