ITALIANO

STORIA DELL'

UMBRIA

Migliaia di anni fa, quando la maggior parte dell'Italia era ancora coperta dal mare, l'Umbria emergeva dalle acque, difesa dalla cerchia dei suoi monti. I vulcani eruttavano fiamme, rispecchiandosi nelle onde del Tirreno, e i terremoti scorgevano la terra, dove i fiumi scavavano la via del mare.
Primi ad occupare la regione furono gli Umbri, che le diedero il nome. Questo popolo occupò anche gran parte dell'Italia, ma fu poi respinto dagli Etruschi, che si dice togliessero agli Umbri trecento anni fa.
Ben presto, tuttavia, Umbri ed Etruschi dovettero allearsi per resistere ai Romani, e la guerra ebbe esito incerto per diversi anni. Gli Umbri resistettero fino all'estremo, finché con la battaglia di Sentino, nel 295 a.C., la potenza di Roma prevalse definitivamente.
In seguito, gli Umbri furono sempre alleati di Roma; una prova ne è dato dall'aiuto che essi le offrirono quando Annibale, varcate le Alpi, sconfisse l'esercito romano presso il Lago Trasimeno e a Canne.
In seguito l'Umbria fu teatro di sanguinose lotte civili che dilaniarono Roma e che si conclusero con la vittoria di Ottaviano su Antonio.
Nel periodo dell'Impero Romano, la regione di abbellì di grandi monumenti come il tempio di Minerva, ad Assisi, e l'Anfiteatro di Terni.
Tuttavia, la posizione geografica dell'Umbria, al centro di tante strade, la espose alle scorrerie di tutti gli invasori: Goti, Bizantini e Longobardi, spesso in lotta tra loro.
In questo periodo di devastazioni rifulse l'opera di San Benedetto, che, in nome della fede, salvò i tesori della cultura latina nei suoi monasteri e incoraggiò a riprendere la coltivazione dei campi.

Seguì l'epoca del feudalesimo, durante la quale si distinse il Duca di Spoleto, che per un breve periodo si proclamò re d'Italia.
Ben più adatta al libero spirito umbro la gloriosa età dei Comuni e poi quella delle Signorie. Brillarono, tra le altre famiglie, quella dei Monaldeschi a Orvieto, quella dei Trinci a Foligno, quella dei Baglioni a Perugia. Purtroppo i Signori, volendo sopraffarsi, insanguinarono di nuovo città e campagne.
Ecco allora levarsi la voce di un grande santo, Francesco, l'umile cavaliere della povertà, che insegnò all'Italia e al mondo che la felicità non si raggiunge con il desiderio dei beni terreni, ma con la divina legge dell'amore. Il suo messaggio di bontà e di fratellanza portò tra gli uomini un bisogno di amore, un ritorno alla vita spirituale. L'opera di San Francesco venne idealmente continuata da Santa Chiara d'Assisi, da San Bonaventura da Bagnoregio, annoverato tra i Dottori della Chiesa, da Sant'Antonio da Padova, dotato di virtù ascetiche e di grande forza di persuasione, da San Bernardino da Siena, famoso predicatore, da Santa Rita da Cascia.
Nel Trecento e nel Quattrocento, le città, i borghi e i castelli videro una meravigliosa fioritura di opere d'arte e di cultura. Il Perugino, maestro di Raffaello e del Pinturicchio, diede vita a una nuova scuola di pittura. Si affermò anche l'arte della stampa.
Le continue guerre fecero emergere famosi condottieri come Gattamelata (che era di Narni), Braccio da Montone e Bartolomeo d'Alviano.
Dopo tanti anni di relativa indipendenza, nel 1500, anno in cui Papa Paolo III costruì a Perugia la Rocca Paolina, la regione fu assorbita dalla Stato della Chiesa e ne fece sempre parte, salvo nel breve periodo napoleonico.
Durante il Risorgimento l'Umbria insorse più volte contro lo Stato della Chiesa, nel 1831, nel 1848 e nel 1859, finché fu occupata da Vittorio Emanuele II, nal 1860, e si unì al Regno d'Italia.

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