Il Buffone Papiol
Arrigo Boito (Da "Re Orso", Treves, Milano)
Per le bimbe, per i pargoli dalla fiaba impauriti, per i nonni fra le tenebre desti, pallidi, romiti, cangerò la tetra nenia in un verso allegro e matto, colla storia ed il ritratto del giullare Papiol.
Fu il Buffon da una mandragora messo al mondo, e appena nato era al par d'un dito mignolo picciol, magro, affusolato, poi restò sempre rachitico fin ch'ei visse ed infermiccio, e la crosta d'un pasticcio fu la culla di Papiol.
Per cimiero ei porta un guscio di castagna o di lumaca, una pelle di lucertola è sua calza ed è sua braca; gli filava una tarantola cinque corde al suo liuto; e non v'ha giullar più astuto del gobbetto Papiol.
Tien la vespa il fine aculeo dentro il corpo alidorato; tal Papiol entro la cintola tiene un ago avvelenato. Con quell'ago ei fa cadavere più d'un Duca e più d'un Conte, per quell'ago sir Drogonte venne spento da Papiol.
Perchè un dì, presente il Principe, arse vivo uno scorpione, fu Papiol eletto al titolo d'uom di Corte e Centurione. Sulla terra ancor non videsi un più gracile arfasatto Ecco i fasti ed il ritratto del giullare Papiol.
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