Nei musei di Ancona, di Pesaro e di Ascoli Piceno si conservano
armi, vasi e utensili che ricordano l'antico popolo dei Piceni, il primo popolo
che abitò questa terra.
Il nome di " Piceni " deriva dal " picchio " (in
latino " picius "), l'uccello sacro che si dice guidasse nelle
Marche i primi colonizzatori.
Poi giunsero i Galli, dei quali conservò il nome la città di Senigallia.
In seguito, i due popoli si allearono contro Roma, ma furono vinti e più tardi
si unirono ad essa durante le guerre puniche. Proprio nelle Marche, sul Metauro,
l'esercito cartaginese subì la prima sconfitta.
Durante l'Impero Romano, il Piceno (antico nome della regione) godette un
periodo di benessere.
Ma vennero le invasioni: i Goti, i Bizantini, i Longobardi, seminarono rovine in
tutta la regione; distrussero, incendiarono, saccheggiarono e lasciarono miserie
e spopolamento.
In quei tempi si formarono le Pentapoli, o gruppi di cinque città:
- la Pentapoli marittima: Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona.
- la Pentapoli annonaria: Urbino, Cagli, Fossombrone, Jesi e Osimo.
Queste Pentapoli erano tutte soggette ai Bizantini. Il resto rimase al Duca
Longobardo di Spoleto.
Quando Carlo Magno vinse i Longobardi, donò gran parte di queste terre allo
Stato della Chiesa che cominciò la lotta contro i feudatari padroni delle
Marche, cioè dei feudi di frontiera.
In seguito lo Stato Pontificio combatté contro i Comuni più forti, che
volevano sottrarsi al suo governo; tra questi Comuni divenne particolarmente
potente Ancona, la quale, come Repubblica marinara, rivaleggiò con Venezia. La
sua forza militare permise alla città di contrastare validamente Lotario III e
Barbarossa.
In quegli anni tanto favorevoli al progresso della regione,
sorsero da per tutto castelli, monasteri, palazzi comunali e mura turrite.
Nacquero e fiorirono, come quella della " charta bombacina ",
assai apprezzata.
Quando Papa Innocenza riunì le tre marche di Ancona, di Fano e di Camerino,
l'intera regione assunse il nome di Marche.
Nel Trecento ebbe inizio il periodo delle Signorie, che vide l'affermarsi di
gloriose famiglie nelle varie città:
- i Malatesta, che tennero la Signoria di Rimini dal 1295 al 1525: formarono la
Biblioteca Malatestiana e il Tempio Malatestiano;
- gli Sforza che conquistarono dai Malatesta il diritto di governare su Pesaro;
- i Varano, che dominarono a Camerino dal 1295 al 1542;
- i Chiavelli, signori di Fabriano;
- a Urbino governarono prima i Montefeltro, poi i Della Rovere. La signoria dei
Montefeltro, che durò quasi trecento anni, diede alla città uno splendore
eccezionale. I Montefeltro accolsero alla loro corte sommi artisti come
Raffaello, Gentile da Fabriano e l'architetto Bramante.
L'architetto Laurana progettò per incarico del Duca Federico da Montefeltro,
uno dei più begli edifici italiani; il Palazzo Ducale.
Le Signorie, dal secolo XIII al XVI, furono praticamente autonome, ma vennero
poi riconquistate allo Stato Pontificio dal cardinale Albornoz.
Salvo il breve periodo napoleonico,le Marche appartennero alla Chiesa fino al
1860, quando, a Castelfidardo, i Pontefici furono sconfitti dall'esercito
piemontese e le Marche, annesse prima al Piemonte, entrarono poi, con le altre
regioni liberate, a far parte del regno d'Italia.
Luigi Mercantini, il gentile poeta di questa terra, cantò le glorie del
Risorgimento e diede voce all'entusiasmo dei popoli con l'immortale " Inno di Garibaldi"
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