Agli albori della storia, giunsero in Piemonte i Liguri, popolo
antichissimo che dalle vie del mare saliva cercando una terra dove fermarsi, e
che rimase in Piemonte attirato dalla ricchezza e dalla varietà della regione.
Poi vennero i Taurini, che lasciarono il nome alla capitale, ed altri fieri
popoli come i Celti, i Galli e i Salassi che occuparono presto anche le valli.
Erano tutte tribù fierissime, gelose della propria indipendenza.
I Romani si occuparono del Piemonte solo intorno al 120 a.C. e dovettero lottare
duramente per sottomettere le popolazioni. Ivi fondarono centri che dovevano poi
diventare vere colonie, come Vercellae, Hasta, Dertona, Valentia, Novara;
aprirono poi strade consolari com la Julia Augusta (che passava per Acqui).
Grandi tracce di costruzioni romane si trovano in tutta questa regione di
frontiera.
Una volta sottomessa da Roma, la regione fece parte della Gallia Cisalpina.
Alla caduta dell'Impero Romano, i Longobardi invasero il Piemonte, cui diedero
il nome di Neustria.
All'epoca feudale, la regione fece parte del Sacro Romano Impero di Carlo Magno
e poi fu divisa nelle tre Marche di Ivrea, Monferrato e Torino.
Caduti i Franche, Arduino d'Ivrea tentò la liberazione dell'Italia, sperando di
unirla in un sol regno; ma il suo sforzo risultò vano.
Quando Adelaide, marchesa di Torino, andò sposa al conte di Savoia, Oddone,
figlio del conte Umberto Biancamano, i due feudi si unirono; poi, a poco a poco,
i Savoia riuscirono ad annettervi le Contee di Nizza, di Saluzzo, del Monferrato
e il Novarese.
I liberi Comuni presero così i loro statuti, ma la regione crebbe d'importanza.
Il valore del soldato piemontese rifulse anche nelle terre lontane. Quando
l'invasione dei Turchi si rovesciò come una marea sull'Europa, il principe
Eugenio di Savoia si coprì di gloria, respingendo il nemico dei popoli
cristiani nelle pianure ungheresi.
Lungo i secoli, con fiere lotte, i Piemontesi s'opposero sempre
ad ogni dominio straniero.
Era dunque logico che i popoli delle altre regioni d'Italia guardassero al
Piemonte quando i primi aneliti di libertà vennero a illuminare le coscienze
dei nostri padri.
Fu da Torino che, nel 1848, gli italiani tutti furono chiamati a partecipare
alla prima guerra d'Indipendenza.Chi ignora le figure di Santorre di Santarosa,
di Cavour, di D'Azeglio, di tanti altri patrioti?
Ogni città, ogni paese è ricco di ricordi gloriosi.
Per fare un solo esempio, rammentiamo il sacrificio dei risieri che allagarono
le loro ricche campagne per fermare l'avanzata degli Austriaci, nel 1859, a
Vercelli.
Stupefatti, gli ufficiali austriaci guardavano l'azzurro lago che si stendeva a
perdita d'occhio e nel quale affondavano i mortai, poi guardavano le loro mappe
militari, dove non era segnato alcun lago.
Questo episodio riflette lo stesso disinteresse eroico con cui, nel secolo
precedente, Pietro Micca aveva sacrificato la vita per salvare Torino dagli
invasori.
Va anche ricordato che, in Piemonte, nacque la gloriosa arma dei bersaglieri
che, nel suo slancio eroico, simboleggia la grandezza stessa di tutto l'esercito
italiano.
I soldati del Piemonte sono famosi per i loro eroismi in guerra e per lo spirito
di sacrificio dimostrato in tutte le circostanze.
In tempi più recenti, Torino ebbe un vivissimo movimento intellettuale e
sociale. Sono numerosi gli uomini di lettere, i patrioti, gli uomini politici
che si sono formati nel clima severo del capoluogo del Piemonte.
Il Piemonte conta ora oltre quattro milioni di abitanti.
Folte schiere di Italiani del sud vi affluiscono continuamente attirati dalle
possibilità di lavoro, dando così un contributo notevole alla continua
espansione delle città e delle industrie, e accelerando la fusione di tutte le
genti della nostra penisola nel mirabile crogiuolo del lavoro e del progresso.
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