STORIE

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Ogni volta che muore un bimbo

Cristiano Andersen

( dalle "Novelle", traduzione da G. Boner )

"Ogni volta che muore un bimbo, scende sulla terra un angelo di Dio, si reca in braccio il morticino e allarga le grandi ali di seta. Poi coglie una manata di fiori, per trapiantarli nelle aiuole eterne. Il buon Dio stringe i fiori al seno; e a quello che gli piace di più dà un bacio, sicché il fiore acquista subito un'anima, e comincia a cantare nell'eternità beata."
Così diceva un angelo trasportando in cielo un bimbo morto che l'ascoltava come in sogno. Essi volarono sul villaggio natìo del bimbo, e vennero a un campo tutto pieno di fiori. - Quali coglieremo ? - domandò l'angelo.
C'era un magnifico rosaio, a cui qualche cattivello aveva rotto il gambo, sì che i rami, carichi di grandi bocci, radevano la terra, mezzo avvizziti.
- Prendi quel rosaio, - disse il bambino, - acciò fiorisca in cielo.
E l'angelo prese il rosaio, baciando il bambino, che socchiuse gli occhiolini. Poi colsero i fiori, tra i quali un amaranto e un fiorellin di salvia.
- Eccoci pieni di fiori! - disse il bimbo. L'angelo sorrise, ma senza peranco spiccare il volo.
Era notte silenziosa, e quei due si libravano sopra un vicolo della città , dov'erano ammucchiati rottami e rifiuti d'ogni sorta.
Si vedevano pure i cocci d'un vaso da fiori, e un pugno di terra tenuta compatta dalle radici d'un fiorellino campestre.
L'angelo prese quel fiorellino; poi, spiccato il volo per l'alto, raccontò al bimbo:- Laggiù in un tugurio di quel vicolo, c'era un povero malaticcio. Stava a letto fin dal suo nascere il meglio che poteva sperare si era di far un giro per la stanza, sulle grucce. Ne' giorni d'estate il sole entrava per un'ora in quel bugigattolo; e quando il bambino era stato a scaldarvisi un poco, mettendosi i ditini avanti agli occhi e guardando il sangue scorrervi rosso rosso, que' di casa dicevano: "Il ragazzo è stato a passeggio". Egli sentiva discorrere un fanciullo suo vicino dei boschi verdi e lucenti, e quando l'amico gli portava di tanto in tanto un ramo d'albero, egli se lo teneva sul capo e sugli occhi, sognando di trovarsi nei boschi dove il sole sfolgorava e trillavano gli uccelli. Un giorno di primavera il fanciullo gli portò un mazzo di fiorellini silvestri, fra i quali uno con le radici, il bambino piantò questo in un vasetto da fiori che collocò sul parapetto della finestra, di fianco al suo lettuccio. Il fiorellino crebbe, mettendo nuovi rami e nuovi fiori; giardino immenso del povero bimbo, unico suo tesoro. L'innaffiava, gli faceva piover su tutto il sole che entrava nella stanzuccia, sì che i fiorellini crescevano freschi e odorosi; quando il Signore chiamò a sè il povero bimbo, l'ultimo sguardo di questo si volse a loro. Questa è la storia del fiorellino che abbiamo raccolto; esso ha rallegrato più che una camelia in un giardino di re.
- Ma come sai tutto ciò ? - chiese il morticino.
- Io stesso fui quel malaticcio - rispose l'angelo - e questo è il mio fiore.
Il bimbo spalancò gli occhietti, fissandoli in volto all'angelo, che apparve lieto e raggiante. In quella giunsero in cielo, nel soggiorno della primavera eterna.
Dio strinse al cuore il bimbo morto, ch'ebbe subito ali come l'altro angelo, e volò tenendolo per la mano con lui.
Dio strinse anche al cuore tutt'i fiori, baciando però il fiorellino campestre, il quale incominciò a cantare insieme con gli angeli che attorniavano il trono di Dio, gli uni da presso, gli altri più in là.
Gli ultimi perdendosi nell'infinito, in cerchi vasti di luce. E cantavano tutti, grandi e piccoli, e cantava con loro il buon fanciullo, e il fiorellino silvestre ch'era giaciuto secco fra i rottami del vicolo scuro.

Dedicato a Samuele, piccolo fiorellino spezzato da una vita crudele e senza pietà che riposi in pace nell'infinita gloria di Dio

11/02/2002


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